FilmUP.com > Forum > Tutto Cinema - Before the devil knows you're dead (Onora il padre e la madre) - sidney lumet
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FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > Before the devil knows you're dead (Onora il padre e la madre) - sidney lumet   
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Autore Before the devil knows you're dead (Onora il padre e la madre) - sidney lumet
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 31-10-2007 09:48  
Possa tu stare in paradiso mezz’ora…
Andy e Hank sono due fratelli che attraversano, ognuno per motivi diversi, un momento particolarmente complicato della loro vita, sia dal punto di vista economico che personale. Non facendosi troppi scrupoli, Andy propone ad Hank un modo per uscirne: rapinare la gioielleria dei genitori. Un lavoretto facile facile, senza troppi fastidi; il negozio è assicurato, e loro si spartirebbero oltre un milione di dollari. Hank, malauguratamente, accetta, ma non ha idea di quali saranno le conseguenze di tale scelta...

...prima che il diavolo si accorga che sei morto.
Un grande Sidney Lumet torna sul grande schermo con un film robusto, solido, di rara efficacia, e con la storia di una spirale d'instabilità e confusione che degenera ben presto in morte e disperazione avvolgendo inesorabilmente una famigliola qualunque, in una qualunque cittadina americana. Lumet sa che un buon dramma non può non passare per buoni attori, e sa anche che - come si suol dire - "non esistono piccoli ruoli, ma solo piccoli attori": la cura che dedica alla scelta e alla direzione del proprio cast è al limite del maniacale, ma i risultati gli danno ragione perché Ethan Hawke, Albert Finney e Marisa Tomei riempiono splendidamente la scena, e fanno da perfetto contrappunto all’ennesima prova superba di Philip Seymour Hoffmann.
Così, il regista americano indaga sui processi sociali e familiari della middle class, ostaggio di una società fatta di convenzioni, abituata a sostenere un tenore di vita che non si può permettere pur di rispettare le aspettative comuni. Ma non lo fa conducendo un’indagine sociologica, un tardivo film d’inchiesta in un campo già ampiamente esplorato; l'anziano maestro usa le armi migliori che ha, quelle della narrazione, della solida costruzione di una storia all’antica, permeata da silenzi non risolti come da urla che mascherano un sordo dolore. Costruisce un’architettura perfetta, che dosa i tempi della messa in scena poggiandosi su una sceneggiatura che sa osare (si pensi alla sequenza di avvio), ma che al contempo si pone limiti, è consapevole dei pericoli dell'eccesso e dunque evita di forzare la mano. Lumet decide poi di mescolare le carte con il montaggio, scomponendo la storia in un puzzle fatto di momenti diversi, di ellissi che si rincorrono e che mano a mano si completano: forse è questa l’unica - e comunque non decisiva - pecca del film, perché non aggiunge nulla, rischiando al contrario di scomporre l'assoluta solidità della messa in scena.
Un grande Lumet, comunque, che offre una delle opere migliori passate sinora alla Festa del Cinema.

già pubblicata qui

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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

[ Questo messaggio è stato modificato da: sloberi il 16-03-2008 alle 23:54 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 01-11-2007 02:08  
Sicuramente uno dei migliori film di un Festa a scartamento ridotto...

EDIT perchè leggermente rivista dopo aver rivisto il film.



Una squallida e triste storia (non solo) americana

C’è, in questo film, tra i migliori visti alla Festa del Cinema di Roma, la stessa tensione esistenzial-coatta che si respira in Quel pomeriggio di un giorno da cani: intrappolamento, progressiva escalation della violenza, dentro e fuori i soggetti umani e le circostanze narrate. Percorsi stilistici e tramici affatto diversi tra loro, nei due film di Sidney Lumet, dove in entrambi si prospetta la stessa matrice del male che nasce all’interno di individui alla deriva in seno ad una società marcia. Nel primo film si era tra i reduci del Vietnam, la grande spina della frustrazione conficcata nel fianco degli USA; con questo Before the devil knows you’re dead (Onora il padre e la madre), siamo all’oggi, tra gli alienati del successo e del dio denaro, dell’apparire, dell’avidità, dei rapporti umani basati sul potere dei soldi, sullo status symbol, sull'ambizione coatta e sfrenata, sul fine che giustifica il mezzo, ad ogni costo, qualunque esso sia, contro ogni sano rapporto con l’etica del vivere la vita giorno dopo giorno, secondo le reali possibilità dell'individuo.

E’ un mondo in cui i “pomeriggi” seguitano a mordere come “cani” e nei quali la singola persona e le comunità sono “assediati”, causa ed effetto, invariabilmente, dal profondo disagio che li stringe in una morsa di dolore (apparentemente) senza catarsi.

Questo film è una tragedia greca, una condanna biblica, un pianto sordo e lacerante; è un dramma sociale, familiare, individuale, desolato; è un cupo noir, un thriller, una storia di (stra)ordinarie follie strette in un cerchio di latenze psico(anali)tiche: risonanze edipiche rimosse che riaffiorano con violenza, tragici archetipi dei terribili “miti” del mondo classico.

E’, quest’ultima opera di Lumet, un rimescolamento di generi che il grande regista ottantatreenne - come tutti i grandi autori che dato un “genere” ne fanno materia del suo superamento - sa amalgamare alla perfezione, fuori schema, dove ogni approccio al genere è puro pre-testo per formare un corpo estetico e narrativo unico e solido, come un congegno di vasi comunicanti in cui nessun livello supera l'altro. E’ l’autorevolezza che dà la grande esperienza; la leggerezza di tocco e la lucidità intellettuale e poetica di una mente giovane.

Onora il padre e la madre racconta 'semplicemente' una 'storia americana', di un'America diversa da quella mostrata dallo stereotipo filmico più rampante e addomesticato, in cui i significati rimbalzano tra testo e sottotesto, senza mai perdersi ed esaurirsi in (da) un unico punto di vista, nelle molteplici possibilità di lettura degli scenari già visti ed insieme riscoperti, ri-trattati, mai scontati. E’ la classe esperenziale degli 'antichi” padri del cinema che si fa moderno linguaggio dell'arte, del sentimento e della psiche.

Filo narrativo legato ad un montaggio sfalsato (puntuale come un orologio svizzero, la 'lezione' kubrickiana è evidente ma “trascesa” da una cifra stilistica affatto personale) che lo fa avanzare e poi arretrare.., senza soluzione di continuità, come in una sorta di spietata indagine - dai diversi punti di vista - o di autopsia dei vari “corpus” dell’iniquità, moviola delle stra-visioni e della “testimonianza” non interessata alle definizioni morali e con un sorprendente finale aperto.

Inutile cercare le “tecniche” in un film asciutto ed essenziale, teso, penetrante, in cui ogni inquadratura, ogni piano di ripresa, ogni dialogo, ogni sottolineatura musicale, ogni interpretazione e scavo psicologico, sembra vivere di vita propria, e dove la tecnica - 'classica' ed insieme lanciata verso il futuro - è parte integrante ed invisibile del 'visibile', metallo pregiato fuso con ogni altro elemento della messinscena unificante che scorre fluida, senza ostacoli, con l'energia pura del fiume in piena e tuttavia ben arginata, controllata.

Scelta dei tempi narrativi perfetta; perfetta coesione dei registri drammatici e tragici, patetici e grotteschi, della pura azione, alla riuscita del film concorre non poco l'eccellente cast attoriale sul quale svetta un Philip Seymour Hoffman di straziante bravura, tra i più grandi (anti)divi dell’intero panorama cinematografico mondiale, disposto, anche in questa prova, riuscendovi pienamente, a superare se stesso.

Pubblicato qui e in my blog


_________________
"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel



[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 02-03-2008 alle 02:24 ]

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mandato

Reg.: 30 Gen 2004
Messaggi: 4
Da: carrara (MS)
Inviato: 15-03-2008 14:16  
non è spoilre, ma attenzione...

chiedo cortesemente a chi andrà a vedere onora il padre e la madre, di prestare attenzione alla frase che dice marisa tomei alla fine della prima scena, quando parlando a letto con il marito, fa riferimento a un'azione, ad un fatto, ad un qualcosa che sembra procurarle tormento e che è successo a new york (nella scena sono in brasile)...
il film è molto bello (grande regia e grandi attori), ma la mia attesa era tantissima, sono rimasto un pochino deluso..
grazie
andrea

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 15-03-2008 22:05  
non concordo, davvero bello in toto!

Trama: Due fratelli sono allo sbando, uno oppresso dai debiti accumulati per il vizio della droga, con un matrimonio in difficoltà e un lavoro che non sa più gestire, l'altro con il matrimonio già fallito e che non riesce a pagare gli alimenti per la figlia. I due decidono di rapinare il negozio di gioielli dei genitori affidandosi ad un balordo, possibilmente sperando che tutto avvenga in maniera incruenta per permettere il rimborso dell'assicurazione. Ma purtroppo qualcosa va storto e la spirale dei problemi che li coinvolge porta un terribile carico di violenza in se ...



Commento: I grandi leoni tornano a ruggire, dopo un periodo di appannamento con lavori dignitosi ma non eccelsi, e Sidney Lumet (chi non ricorda Serpico e Quel pomeriggio di un giorno da cani) non perde l'occasione di dimostrare ai giovani registi speranzosi di quanto ancora si debba confrontarsi con lui per poter prendere esempio di come una storia intensa, sanguigna e cruenta possa toccare pathos quasi insopportabili nella sua fase finale dopo una costruzione praticamente perfetta.
Tra l'altro Lumet lo fa fa utilizzando le tecniche sviluppate sopratutto in tv e in voga in questo periodo, quella della costruzione a flash-forward e a flash-back, dimostrando di come un sistema che in altre pellicole ha dimostrato di essere facilmente criticabile (come nel recentissimo Prospettive di un delitto) in mano a un grande regista ha nuova vitalità, diversa valenza e grande fascino). La trama ci parla delle difficoltà di due fratelli in piena crisi economica, che decidono di rapinare il negozio di gioielli dei genitori, sperando per questi in un rimborso assicurativo mentre loro vendono il bottino a un mediatore. Nel corso della rapina, eseguita da un balordo del luogo, purtroppo le cose vanno decisamente storte. E qui il loro traballante mondo comincia a crollare del tutto.
Il film ruota tutto intorno all'evento, con delle didascalie che determinano ogni volta quanto manca o da quanto si parte
rispetto alla rapina. Il rapporto sistema narrativo messa in scena è intrigante, la successione degli eventi non lascia respiro e l'analisi psicologica profonda ed intensa. Il lavoro migliore viene fatto sul personaggio di Andy, il fratello maggiore, interpretato dal premio Oscar per Truman Capote Philip Seymour Hoffman, davvero in vena di grandi prestazioni recitative, che dipende dalla droga e che non sa più gestire i numerosi rappezzamenti contabili eseguiti sul lavoro, su di lui gravano le grandi responsabilità familiari, e di conseguenza di non aver saputo ben indirizzare e gestire il fallimentare fratello Hank (Ethan Hawke, anche regista con L'amore giovane) neppure nell'ultima occasione di salvezza per entrambi. Tra l'altro nei gravissimi problemi dei due si inserisce il conflittuale/sensuale rapporto con la moglie di Andy (il premio oscar non protagonista Marisa Tomei, splendida nei suoi 44 anni che si concede dei nudi a dir poco strepitosi), tratteggiato benissimo nelle sue ramificazioni e nelle sue connotazioni psicologiche. E dopo gli inganni, gli errori, le esplosioni violente di ira esplode fragorosa la figura del padre, uno strepitoso Albert Finney (visto al fianco di Julia Roberts in Erin Brockovich) che arriva nella scena continuativa più lunga (senza intervallo di andate o ritorni narrativi) a dare impronta precisa di intenzione e rigore al tutto. Quando i grandi lavorano anche i contorni sono ben delineati (lo spacciatore atipico, il balordo violento) ed ognuno si porta dietro una storia che non si può cancellare e con cui bisogna fare i conti se gli fai un grave torto.
Ritmo molto alto data la scelta di narrazione, ma sopratutto logica di lettura del tutto (la non linearità potrebeb confondere lo spettatore meno concentrato) chiara e comprensiva, ben giostrata nelle prospettive alternate di visione.
In definitiva un gran bel film, intenso, cruento in alcuni momenti, ma sopratutto pregnante nel suo scavo psicologico di fronte a difficoltà insormontabili, cosa devastante nel far vedere quando la logica si perde per la mancanza di tempo di reazione e speranze, non potendo pianificare e lasciando tutto al caso che alla fine non ci assiste se insistiamo troppo a voler esagerare, che non può non coinvolgere in pieno lo spettatore, permettendosi pure nel finale di lasciare un importante punto in sospeso con perfetta logica d'essere. Il titolo italiano non è pessimo, ma quello originale aveva tutt'altro fascino (Prima che il diavolo sappia che sei morto). Non perdetelo per nessun motivo.


_________________
non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

[ Questo messaggio è stato modificato da: kubrickfan il 15-03-2008 alle 22:06 ]

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sloberi

Reg.: 05 Feb 2003
Messaggi: 15093
Da: San Polo d'Enza (RE)
Inviato: 15-03-2008 23:11  
Sono molto tentato di leggere ciò che scrivi ma è il prossimo della mia lista e voglio andare al cinema assolutamente ignorante.
_________________
E' ok per me!

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 16-03-2008 12:10  
Grande regista, attori da urlo, ma quanta e troppa angoscia!! L'ennesimo "family thriller" dopo Fargo e l'ultimo di Allen.
Film come questo ti fanno passar la voglia di sposarti e fare figli....soprattutto
_________________
Riminesi a tutti gli effetti...a'l'imi fata!

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 16-03-2008 12:37  
C'è già un topic dedicato a questo capolavoro assoluto. Before the devil knows you're dead .

Ritengo sia il caso accorpare, mantenendo magari il titolo italiano.

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eltonjohn

Reg.: 15 Dic 2006
Messaggi: 9472
Da: novafeltria (PS)
Inviato: 16-03-2008 19:03  
Scusate ma la trovata di mettere il titolo originale del film, come titolo del topic (anche perchè quello italiano come al solito è di una banalità disarmante) non credete che possa disorientare gli utenti?
_________________
Riminesi a tutti gli effetti...a'l'imi fata!

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Indhja

Reg.: 25 Ago 2005
Messaggi: 545
Da: Firenze (FI)
Inviato: 17-03-2008 13:57  
Premetto che apro la discussione perchè, cercando come sempre nell'archivio e cliccando nell'apposito link, ho letto che non esiste la discussione, mi da "errore".
Qualora io mi fossi sbagliata ...pardonnez-moi!

Sono incappata nella visione al cinema di questa pellicola a causa del Fato, che ha voluto boicottare la pellicola "non è un paese per vecchi" (l'avevano rotta, se vi sembra concepibile...)
Così mi sono ritrovata davanti a questo film.
Il titolo:
in italiano "Onora il padre e la madre", in inglese " Before Devil knows you are dead" (citazione di un augurio irlandese...)
Lo spettatore italiano, grazie alle trovate geniali della produzione si trova sempre davanti O quello che non è (vedi gioco di donna...se vi ricordate il titolo originale) O a una bella soffiata sul perno dl film. E la seconda opzione è quella che richiama questo film. Nello svolgimento della vicenda lo spettatore non DOVREBBE sapere subito l'intenzione dei due fratelli, o quantomeno non sa immediamente chi sono le vittime della rapina... ma se noi entriamo in sala con l'accompagnamento del titolo italiano, beh, ragazzi.........non ci sono dubbi dal primo momento in cui Andy parla con Hank della rapina, appena si capisce che sono fratelli!!!
Questo non è sicuramente un difetto del film in sè, ma porca miseria, influisce eccome!!! Odio le traduzioni!!!

Questo era il primo punto.
Il secondo: ottimo Hoffman e formidabile Hawke, li ho trovati magistrali interpreti di due ruoli ricchi ma anche difficili da rendere credibili e miseri. Hoffman riesce alla perfezione a rendere tale miseria, perfidia e dolore taciuto. Hawke è perfettamente dentro il ruolo del fratello più piccolo che non sa più tenere le redini della sua vita.
Marisa Tomei sarebbe una buona attrice ma il doppiaggio rovina l'intrepretazione di una donna frustrata e in cerca di approvazione, che viene così ridotta a una gatta morta sposata e adultera.
Albert Finney, spartano ma abbastanza "rendevole".

La trama è buona, da tragedia greca, il piano perfetto che si trasforma in un succedersi di peccati e punizioni e per nessuno esiste la redenzione.
Una prospettiva negativa e amara della famiglia americana, che vive ormai senza valori e senza scrupoli. L'emozione nasce semmai dall'odio, dall'avidità e dal rimorso egoistico per se stessi e non per il valore infranto e per gli affetti venduti.

Ultimamente più "va di moda" l'utilizzo della manipolazione di più punti di vista: Lumet lo utilizza claustrofobicamente e sottolineandone la pesantezza. Aprrezzabile ma il film non scorre.
Buon livello, buona tramma, buona regia, buone le intrepretazioni, ma forse è troppo perfetto, troppo valido. Da manuale.
Non scorre e non si fa "amare", è duro, cinico e tragico, ma senza pathos.
_________________
"L'angoscia per il tempo che passa fa parlare del tempo che fa..."
Le fabuleux destin d'Amélie Poulain

"Grazie a Dio, sono ateo" Voltaire

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Indhja

Reg.: 25 Ago 2005
Messaggi: 545
Da: Firenze (FI)
Inviato: 17-03-2008 14:15  
trovato...scusate.
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Indhja

Reg.: 25 Ago 2005
Messaggi: 545
Da: Firenze (FI)
Inviato: 17-03-2008 14:18  
Sono incappata nella visione al cinema di questa pellicola a causa del Fato, che ha voluto boicottare la pellicola "non è un paese per vecchi" (l'avevano rotta, se vi sembra concepibile...)
Così mi sono ritrovata davanti a questo film.
Il titolo:
in italiano "Onora il padre e la madre", in inglese " Before Devil knows you are dead" (citazione di un augurio irlandese...)
Lo spettatore italiano, grazie alle trovate geniali della produzione si trova sempre davanti O quello che non è (vedi gioco di donna...se vi ricordate il titolo originale) O a una bella soffiata sul perno dl film. E la seconda opzione è quella che richiama questo film. Nello svolgimento della vicenda lo spettatore non DOVREBBE sapere subito l'intenzione dei due fratelli, o quantomeno non sa immediamente chi sono le vittime della rapina... ma se noi entriamo in sala con l'accompagnamento del titolo italiano, beh, ragazzi.........non ci sono dubbi dal primo momento in cui Andy parla con Hank della rapina, appena si capisce che sono fratelli!!!
Questo non è sicuramente un difetto del film in sè, ma porca miseria, influisce eccome!!! Odio le traduzioni!!!

Questo era il primo punto.
Il secondo: ottimo Hoffman e formidabile Hawke, li ho trovati magistrali interpreti di due ruoli ricchi ma anche difficili da rendere credibili e miseri. Hoffman riesce alla perfezione a rendere tale miseria, perfidia e dolore taciuto. Hawke è perfettamente dentro il ruolo del fratello più piccolo che non sa più tenere le redini della sua vita.
Marisa Tomei sarebbe una buona attrice ma il doppiaggio rovina l'intrepretazione di una donna frustrata e in cerca di approvazione, che viene così ridotta a una gatta morta sposata e adultera.
Albert Finney, spartano ma abbastanza "rendevole".

La trama è buona, da tragedia greca, il piano perfetto che si trasforma in un succedersi di peccati e punizioni e per nessuno esiste la redenzione.
Una prospettiva negativa e amara della famiglia americana, che vive ormai senza valori e senza scrupoli. L'emozione nasce semmai dall'odio, dall'avidità e dal rimorso egoistico per se stessi e non per il valore infranto e per gli affetti venduti.

Ultimamente più "va di moda" l'utilizzo della manipolazione di più punti di vista: Lumet lo utilizza claustrofobicamente e sottolineandone la pesantezza. Aprrezzabile ma il film non scorre.
Buon livello, buona tramma, buona regia, buone le intrepretazioni, ma forse è troppo perfetto, troppo valido. Da manuale.
Non scorre e non si fa "amare", è duro, cinico e tragico, ma senza pathos.
Sarà voluto, ma perde e si sente.

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[ Questo messaggio è stato modificato da: Indhja il 17-03-2008 alle 14:22 ]

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Indhja

Reg.: 25 Ago 2005
Messaggi: 545
Da: Firenze (FI)
Inviato: 17-03-2008 14:20  
quote:
In data 2008-03-16 19:03, eltonjohn scrive:
Scusate ma la trovata di mettere il titolo originale del film, come titolo del topic (anche perchè quello italiano come al solito è di una banalità disarmante) non credete che possa disorientare gli utenti?



Esatto...quello che è successo a me!!!
Già è diversissimo, in più nell'archivio generale non risultava, dava "errore".
Si poteva mettere prima quell'obrobbrio in italiano e poi l'originale.
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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 17-03-2008 14:59  
quote:
In data 2008-03-17 13:57, Indhja scrive:

Ultimamente più "va di moda" l'utilizzo della manipolazione di più punti di vista: Lumet lo utilizza claustrofobicamente e sottolineandone la pesantezza. Aprrezzabile ma il film non scorre.
Buon livello, buona tramma, buona regia, buone le intrepretazioni, ma forse è troppo perfetto, troppo valido. Da manuale.
Non scorre e non si fa "amare", è duro, cinico e tragico, ma senza pathos.




A dire il vero "l'utilizzo della manipolazione di più punti di vista", o per meglio dire del montaggio sfalsato, o diacronico, anche per ottenere l'effetto di simultaneità (ma forse ti riferivi al montaggio parallelo, alla Altman per intenderci, e non è la stessa cosa) va di "moda" dagli anni '50, quando fu Kubrick a "sperimentarlo" in Rapina a mano armata, con lo stesso spietato e cinico distacco di Lumet, in base ad una precisa scelta stilistica che non rappresenta di per sè, in alcun modo, motivo di critica negativa.

A parte questa critica, che mi sembra sfocata rispetto al "terreno d'indagine", dissento fortemente, oltre al resto, sul fatto che il film non scorra.
Che poi sia da manuale, privo di pathos, davvero mi chiedo.., non volermene, ma che film hai visto? e, ancora, perchè aspettarsi sempre la solita americanata "levigata" e dispensatriche di emozioni automatiche da film americano, nel caso in cui di questo da parte tua si trattasse? Il fatto che non si faccia amare è una suggestione tutta tua, personale, ma suppongo che ti sia dimenticato di specificarlo...

Questo film è un capolavoro assoluto, tra i migliori film delle ultime stagioni, ma la mia, più circostanziata, l'ho detta nell'altro topic.

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 17-03-2008 15:33  
quote:
In data 2008-03-17 13:57, Indhja scrive:
ma se noi entriamo in sala con l'accompagnamento del titolo italiano, beh, ragazzi.........non ci sono dubbi dal primo momento in cui Andy parla con Hank della rapina, appena si capisce che sono fratelli!!!

... ottimo Hoffman e formidabile Hawke,

Marisa Tomei sarebbe una buona attrice ma il doppiaggio rovina l'intrepretazione di una donna frustrata e in cerca di approvazione, che viene così ridotta a una gatta morta sposata e adultera.



Su questo concordo, ne parlavo giorni fà altrove, sempre a proposito di questo film; non c'è nulla da fare, il "comodo" doppiaggio, anche il migliore, finisce spesso e volentieri per alterare rovinosamente il senso stesso, il ritmo, l'armomia della partutura filmica.

Infine direi: formidabile Hoffman e ottimo Hawke, in un cast decisamente superlativo

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Indhja

Reg.: 25 Ago 2005
Messaggi: 545
Da: Firenze (FI)
Inviato: 17-03-2008 15:41  
quote:
In data 2008-03-17 14:59, AlZayd scrive:
quote:
In data 2008-03-17 13:57, Indhja scrive:

Ultimamente più "va di moda" l'utilizzo della manipolazione di più punti di vista: Lumet lo utilizza claustrofobicamente e sottolineandone la pesantezza. Aprrezzabile ma il film non scorre.
Buon livello, buona tramma, buona regia, buone le intrepretazioni, ma forse è troppo perfetto, troppo valido. Da manuale.
Non scorre e non si fa "amare", è duro, cinico e tragico, ma senza pathos.




A dire il vero "l'utilizzo della manipolazione di più punti di vista", o per meglio dire del montaggio sfalsato, o diacronico, anche per ottenere l'effetto di simultaneità (ma forse ti riferivi al montaggio parallelo, alla Altman per intenderci, e non è la stessa cosa) va di "moda" dagli anni '50, quando fu Kubrick a "sperimentarlo" in Rapina a mano armata, con lo stesso spietato e cinico distacco di Lumet, in base ad una precisa scelta stilistica che non rappresenta di per sè, in alcun modo, motivo di critica negativa.

A parte questa critica, che mi sembra sfocata rispetto al "terreno d'indagine", dissento fortemente, oltre al resto, sul fatto che il film non scorra.
Che poi sia da manuale, privo di pathos, davvero mi chiedo.., non volermene, ma che film hai visto? e, ancora, perchè aspettarsi sempre la solita americanata "levigata" e dispensatriche di emozioni automatiche da film americano, nel caso in cui di questo da parte tua si trattasse? Il fatto che non si faccia amare è una suggestione tutta tua, personale, ma suppongo che ti sia dimenticato di specificarlo...

Questo film è un capolavoro assoluto, tra i migliori film delle ultime stagioni, ma la mia, più circostanziata, l'ho detta nell'altro topic.



Immaginavo questa (un pò scontata) critica sul mio "va di moda": io mi riferivo a prospettive di un delitto, poi non è che adesso dobbiamo star qui a disquisire sul diacronismo, perchè, davvero, non ce n'è bisogno. E' che, magari, prima di stare a scrivere cose così bisogna contestualizzare l'osservazione. Ogni tanto si notano in più film di uscita quasi contemporanea scelte simili e mi riferivo a ciò e il va di moda era anche tra virgolette.

Io non mi aspetto la levigatura americana e non apprezzo fiocchettature e indulgenze, il film è cinico e lo stile è voluto:l'ho scritto (sapevo di dover specificareanche questo per queste considerazioni degli spassionati amanti del film). Va bene che è la chiave di lettura del film, ma a me non è piaciuto, non lo disprezzo perchè lo trovo un buon prodotto e questo senza ombra di dubbio, ma non prende. E non è che non prende perchè è distaccato, ghiacciato e cinico. Non prende, punto e basta. Se rileggi con più attenzione ho scritto che l'intrepretazione l'ho apprezzata, e che la regia la reputo valida,il problema è un altro: arranca e stanca un pò, forse deve stancare per via delle tematiche e dei risvolti della vicenza, ma l'impressione lo fa negativa. Tutto qui.
Inoltre non mi azzarderei a utilizzare l'aggettivo "assoluto", assoluto è per qualcosa che è universalmente riconosciuto come capolavoro. Qui devi arrenderti alla soggettività, come per OGNI film. Quindi pazienta e accetta. Il film l'ho visto, e anche con grande attenzione.E poi non c'è bisogno di specificare le proprie opinioni, siamo in un forum, non stiamo scrivendo sulla Bibbia (del cinema).

quote:
In data 2008-03-17 14:59, AlZayd scrive:

Su questo concordo, ne parlavo giorni fà altrove, sempre a proposito di questo film; non c'è nulla da fare, il "comodo" doppiaggio, anche il migliore, finisce spesso e volentieri per alterare rovinosamente il senso stesso, il ritmo, l'armomia della partutura filmica.


Com'è triste doverlo constatare ogni volta!
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"L'angoscia per il tempo che passa fa parlare del tempo che fa..."
Le fabuleux destin d'Amélie Poulain

"Grazie a Dio, sono ateo" Voltaire

[ Questo messaggio è stato modificato da: Indhja il 17-03-2008 alle 15:43 ]

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